Lo spettacolo ideato e interpretato da Cristina Donà, Daniele Ninarello e Saverio Lanza nella corrente edizione di Fabbrica Europa, a Firenze, vede i tre artisti accomunare e far interagire fra loro le rispettive competenze di cantautrice, performer coreutico e musicista e compositore. Nonostante gli spettacoli di questo genere siano tendenzialmente considerati più concettuali che narrativi, Perpendicolare è una performance che racconta una storia; grazie alle dichiarazioni rilasciate dagli artisti a beneficio degli spettatori al termine dello spettacolo del 18 settembre (Teatro Mila Pieralli, Scandicci) siamo a conoscenza di quale essa sia: si tratta, metaforicamente, della vicenda della messa a punto dello spettacolo stesso, avvenuta in una situazione di disagio perché ostacolata dal lockdown. La performance assume dunque un significato rilevante, a cui tutti possiamo rapportarci, essendo il suo tema principale quello delle relazioni. Lo spettacolo non poteva risultare più attuale di adesso, periodo in cui la pandemia ci costringe a ripensare il nostro rapporto con l’altro e ogni contatto quotidiano diventa problematico. Il titolo dello spettacolo rimanda a quello del brano Perpendicolare, scritto da Cristina Donà, il cui testo ha come oggetto proprio il sentimento provato nell’entrare in contatto con l’altro, per cui la perpendicolarità è metafora di una posizione reciproca, ma anche del giungere da luoghi diversi e trovare finalmente un punto di incontro.
Il suddetto tema, nello spettacolo, si presenta in varie forme: connessioni affettive e connessioni mancate (nei soggetti dei testi poetici della cantautrice); connessioni inedite stabilite fra arte coreutica, poesia e musica; connessioni fra il mondo e l’individuo. L’idea che tutto sia collegato o collegabile stabilisce felici relazioni con la straordinaria mostra, oggi in corso presso Palazzo Strozzi, di Tomás Saraceno, di cui uno dei temi è quello della ragnatela, quale metafora di vita, e della saggezza segreta dei ragni che la intessono. E si ha l’impressione, tornando al nostro spettacolo, che Ninarello crei, con il suo muoversi nello spazio scenico, una ragnatela che mette in relazione punti dello spazio, tramite movimenti ripetuti ciclicamente, che entrano in risonanza, vibrando come sospesi su eterei fili. Il performer tesse la propria tela muovendosi fra i due estremi opposti del palcoscenico, dove sono posizionate le postazioni di Cristina Donà (chitarra classica e voce) e Saverio Lanza (chitarra elettrica e pianola).
Lo spettacolo è scandito dai brani di Cristina Donà; fra gli altri, si possono ascoltare Ho sempre me, Universo, Tregua, Settembre, Triathlon, Il senso delle cose, Perpendicolare. Ciascuno di essi è eseguito con un arrangiamento peculiare e innovativo, grazie alla sapiente orchestrazione di Saverio Lanza, in cui la parola parlata si intreccia a quella cantata e le voci dei tre interpreti si intrecciano fra loro; il gesto coreutico di Ninarello varia a seconda del brano eseguito (concentrandosi su movimenti di spalle e braccia laddove prevale l’espressione vocale e coinvolgendo poi le gambe, con una maggiore dinamicità, nei brani dal ritmo più energico, come Triathlon).
La stessa cantautrice, talvolta, nello spettacolo, interpreta (e reinterpreta) tramite gesti coreutici le sue canzoni, seguendo Ninarello e conferendo ai testi un nuovo significato, pronunciando con il corpo quelle “parole silenziose” dietro cui si nasconde “il senso delle cose” (citando il testo del brano Il senso delle cose: «Il senso delle cose/Si racconta con parole nuove/Si racconta con parole silenziose»).
In conclusione, si tratta di uno spettacolo che si ascolta con la vista e si guarda con l’udito e che racconta una storia attuale, perché mette sul tavolo le tematiche delle relazioni fra persone e persone e fra persone e cose, oltre che fra le arti performative.